Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
Peppino Impastato
5 gennaio 2021: oggi avresti compiuto 73 Peppino. Non penserai che ci siamo dimenticati di te? Buon Compleanno!
Peppino Impastato è stato ucciso il 9 maggio 1978. Un delitto di mafia fatto passare per omicidio, perché Peppino era scomodo e irriverente, militante testardo e geniale attivista. Peppino lottava e parlava ben oltre i limiti che voleva imporgli Cosa Nostra. Ma chi era Peppino Impastato? E perché non va dimenticato?
Prendeva in giro i boss, li derideva dalle frequenze di una radio libera e indipendente e per questo fu dilaniato a 30 anni da un’esplosione di tritolo (nello stesso giorno del ritrovamento a Roma del corpo di Aldo Moro).
“I mafiosi hanno commesso un errore perché mettendolo a tacere, hanno amplificato la sua voce”,
dirà più tardi il fratello di Peppino, Giovanni Impastato.

Chi era Peppino Impastato?
Giuseppe Impastato nasce a Cinisi il 5 gennaio del 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato, una cui sorella aveva sposato il capomafia Cesare Manzella, uno dei boss che cominciarono a fiutare affari nei traffici di droga.
Frequenta il Liceo Classico di Partinico e in quegli anni si avvicina alla politica, particolarmente al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), soprattutto per una scelta che aveva “basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile”
In quel periodo fonda un giornale, “L’Idea socialista”, che quasi subito verrà sequestrato. Tra le pagine di questa rivista è di particolare spessore un servizio di Peppino sulla “Marcia della protesta e della pace”, organizzata da Danilo Dolci nel marzo del 1967.
Dal 1968 in poi prende parte come dirigente alle attività dei gruppi comunisti, sempre al fianco delle parti più deboli, come dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo nel territorio di Cinisi, degli edili o dei disoccupati.
Nel 1976 organizza il circolo “Musica e cultura”, che svolge attività culturali come cineforum, musica o dibattiti e in cui trovano spazio il “Collettivo Femminista” e il “Collettivo Antinucleare”.

Radio Aut, le denunce di Impastato
Era il 1977 quando, insieme con il suo gruppo, fonda Radio Aut, un’emittente libera e autofinanziata con sede a Terrasini usata come mezzo per denunciare i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, soprannominato “Tano Seduto” da Peppino, che tirava le fila dei traffici internazionali di droga attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi.
È attraverso la sua voce che Peppino decide allora di indirizzare le sue “invettive” alla mafia e agli esponenti della politica locale, scegliendo il campo della “controinformazione” e soprattutto quello della satira con il suo seguitissimo programma “Onda pazza a Mafiopoli”.
La radio cessa le trasmissioni qualche mese dopo l’omicidio di Peppino. Nel maggio del 2001, in accordo con i colleghi di Peppino e con il fratello Giovanni Impastato, nasce l’Associazione Radio Aut, impegnata nella promozione dell’antimafia sociale.
Nel ‘78 Pappino partecipa con il simbolo di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali di Cinisi. Ma agli scrutini non arriverà mai, perché viene assassinato il 9 maggio 1978

L’omicidio di Peppino Impastato
Tra nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 Peppino salta in aria con una carica di tritolo posta sotto il corpo, sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. Le forze dell’ordine e la magistratura, ma anche la stampa, parlano in quel momento di un atto terroristico in cui l’attentatore, lo stesso Peppino, sarebbe rimasto ucciso: l’ipotesi era cioè quella del tentativo di un attentato terroristico o anche addirittura di un suicidio.

Il “caso Impastato“
Dieci anni dopo il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti, ma nel 1992 lo stesso Tribunale decide di archiviare il “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma scartando la possibilità di accertare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei “corleonesi”.
Dopo vari depistaggi e archiviazioni, il caso viene riaperto. Solo nel marzo del 2001 la Corte d’Assise riconosce Vito Palazzolo (poi deceduto) colpevole e lo condanna a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti (poi deceduto) viene condannato all’ergastolo.
L’annuncio a Radio Aut della morte di Peppino Impastato
Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo
della sua campagna elettorale.
Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni.
Peppino non c’è più, è morto, si è suicidato.
No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così.
Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice.
Dice che hanno trovato un biglietto: “voglio abbandonare la politica e la vita”.
Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione.
E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia,
comincia a sbattersi la testa contro un sasso,
comincia a sporcare di sangue tutto intorno,
poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari.
Suicidio.
Come l’anarchico Pinelli che vola dalle finestre della questura di Milano oppure come l’editore Feltrinelli che salta in aria sui tralicci dell’Enel.
Tutti suicidi.
Questo leggerete domani sui giornali, questo vedrete alla televisione.
Anzi non leggerete proprio niente, perché domani stampa e televisione si occuperanno di un caso molto importante. Il ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle brigate rosse.
E questa è una notizia che naturalmente fa impallidire tutto il resto.Per cui chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia, ma chi se ne fotte di questo Peppino Impastato. Adesso fate una cosa:
Radio Aut
spegnetela questa radio, voltatevi pure dall’altra parte,
tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare.
Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino.
Domani ci saranno i funerali. Voi non andateci, lasciamolo solo.
E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo.
Ma no perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza,
perché ci identifica, perché ci piace.
Noi siamo la mafia.
E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso, tu sei stato un ingenuo,
sei stato un nuddu miscato cu niente.