L’uomo che sfido la mafia e il suo grande exscursus senza precedenti

Oggi viene celebrato il valore di un uomo, che ha scelto con estrema consapevolezza di cedersi fino al suo ultimo briciolo di sangue per combattere la mafia e di tutti quei meandri associativi cammorirstici di quel tempo, di quell’era storica di una Palermo martoriata con una prevaricazione cruente.

La storia spiega che è stato uno dei più giovani magistrati in Italia, nel 1975 inizia le sue indagini mafiose con il commissario Boris Giuliano insieme al capitano Basile.

Dopo l’uccisione di Basile venne affidato la scorta a Borsellino e alla sua famiglia, solo nel 1992 concluse le indagini degli esecutori che uccisero il capitano, Chinnici chiamò Borsellino a fare parte del pool insieme con Giovanni Falcone, Giuseppe di Lello Lello e Leonardo Guarnotta. Il 29 luglio 1983 Chinnici rimase ucciso nell’esplosione di un’autobomba insieme a due agenti di scorta e al portiere del suo condominio.

Le dichiarazioni che raccolse da Tommaso Buscetta ben 366 ordini di cattura mentre il mese successivo quelle di Contorno altri 127 mandati di cattura, nonché arresti eseguiti tra Palermo, Roma, Bari e Bologna.

Il periodo dell’Asinara e il maxiprocesso di Palermo, Falcone e Borsellino furono trasferiti insieme con le loro famiglie nella foresteria del carcere dell’Asinara per scrivere l’ordinanza-sentenza di 8000 pagine che rinviava a giudizio 475 indagati in base alle indagini del pool, mentre l maxiprocesso di Palermo che scaturì dagli sforzi del pool cominciò in primo grado il 10 febbraio 1986, presso un’aula bunker appositamente costruita all’interno del carcere dell’Ucciardone a Palermo .

Il 19 dicembre 1986 Borsellino chiese e ottenne di essere nominato Procuratore della Repubblica a Marsala, tutto questo è solo una parte delle sue funzioni di stampo mafioso, ma ciò che rammarica sono i suoi avvenimento sequenziali, che ha visto più volte la morte dei suoi collaboratori, colleghi.

In questo dato giorno non bisogna solo menzionare il suo valore umano, ma di come si sono svolti storicamente,20 luglio 1988 ai giornalisti Attilio Bolzoni de La Repubblica e a Saverio Lodato de L’Unità, riferendosi al CSM, dichiarò tra l’altro espressamente: “si doveva nominare Falcone per garantire la continuità all’Ufficio“, “hanno disfatto il pool antimafia“, “hanno tolto a Falcone le grandi inchieste“, “la squadra mobile non esiste più“, “stiamo tornando indietro, come 10 o 20 anni fa“. Per queste dichiarazioni rischiò un provvedimento, seguito di un intervento del Presidente della repubblica Francesco Cossiga, si decise almeno di indagare su ciò che succedeva nel palazzo di giustizia.

Dopo il decesso di Falcone passarono 57 giorni, consapevole che poteva essere il prossimo ad essere ucciso da Cosa Nostra,  seguito di un intervento del Presidente della repubblica Francesco Cossiga, si decise almeno di indagare su ciò che succedeva nel palazzo di giustizia:
«Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso”.

La strage di via D’Amelio e la morte, alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l’abitazione della madre, esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre al cinquantaduenne Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Il report di quest’uomo non potrà avere ideali simili, il vero nodo di questi due magistrati : Falcone e Borsellino e di essere stati lasciati a lavorare in bunker , in un sotterraneo, a studiare casi di indagine, con la necessità di svelare constantemente verità che necessitavano di essere trapelate.

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