Si sono presentati in trecento circa, parrucchieri, estetisti, centri estetici di Napoli e provincia davanti alla Prefettura partenopea per denunciare perdite per venti milioni e lavoro a rischio per 60.000 addetti del settore. Una protesta organizzata da Confesercenti, da Assoestetica e dal movimento “Stamm ca” e da altre sigle del settore che hanno portato in piazza anche una poltrona da parrucchiere e un registratore di cassa che è stato sfasciato simbolicamente davanti alla Prefettura per dimostrare il crack economico.
“Con questi ristori – denuncia Massimo Murolo, parrucchiere – non rientriamo assolutamente, siamo piccole attività artigianale e in questo momento al di là dei clienti le nostre perdite sono i costi fissi, tra due settimane mi cadono addosso i contributi Inps da pagare. Io finora ho avuto due ristori da 600 euro, ma nella vita normale fatturavo oltre 5000 euro al mese con cui pago l’affitto, i dipendenti, le utenze che sono un peso forte per noi. Abbiano perso due Pasque, che è la seconda festività più importante dell’anno e perderemo di nuovo le cerimonie anche quest’anno, quindi il fatturato va a picco”.
Enzo Quagliozzi, vicepresidente di “Stamm Ca”, fa il parrucchiere ad Arco Felice (Na): “Quanti titolari di negozi – si chiede – sono stati contagiati? Fateci capire dove stanno gli untori e allora noi saremmo i primi a tutelare i clienti. Io ho un negozio di 140 metri quadri, ho deciso di far entrare al massimo 5 persone, ho più di tre metri di distanza per non avere problemi. Abbiamo tutti i numeri per stare tranquilli e invece ci hanno tolto il lavoro e paghiamo le tasse senza guadagnare.